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Protocollo 4 giugno 1997

La globalizzazione dell'economia, l'integrazione dei mercati, l'unificazione monetaria posero il sistema creditizio nazionale in una situazione di difficoltà che richiese una radicale ristrutturazione in una logica di efficienza e competittività internazionale.

Alla vigilia dell'unificazione monetaria, il settore si presentava sulla scena internazionale in condizioni di forte svantaggio competitivo, sia sul fornte della intermediazione finanziaria, sia su quello dei servizi in un mercato in cui i tassi non potevano che essere uniformi e la concorrenza molto vivace.

L'evoluzione strutturale imponeva al sistema bancario profondi processi di riconversione e di riposizionamento strategico; ridefinizione delle aree di affari e dei baricentri reddituali; innovazione di prodotto ad alto valore aggiunto, sia sul lato del risparmio gestito che dei servizi alle imprese.

Tali obiettivi, non erano raggiungibili senza una revisione dei modelli organizzativi e dei processi di sviluppo, accompagnata da una ristrutturazione dei costi, tra cui il proncipale quello del lavoro ( anche attraverso la riduzione, ove necessario, del numero degli addetti e dei costi unitari dei costi di produzione), nonchè sviluppando la formazione e la riqualificazione delle professionalità e l'evoluzione responsabile delle relazioni sindacali.

Un disegno di legge predisposto dal Governo sulle Fondazioni bancarie si propose di favorire, attraverso sensibili incentivi ai processi di dismissione, la ricerca della dimensione ottimale per le imprese ed un perseguimento più accelerato degli obiettivi di efficienza del sistema.
Le parti auspicavano la rapida approvazione da parte del Parlamento del disegno di legge affinchè i processi di dismissione fossero inseriti nel più ampio disegno di privatizzazione già in atto nel sistema bancario, ponendo particolare attenzione ai futuri assetti proprietari, allo scopo di favorire l'emergere di gruppi bancari di dimensione comparabile ai maggiori competitori europei.

I processi di provatizzazione dovevano favorire l'ampliamento del ruolo degli investitori istituzionali e dell'azionariato diffuso compreso quello dei lavoratori dipendenti.
A tale proposito il Governe ritenne opportuna la predisposizione di adeguati strumenti di sostegno e di agevolazione.
Tra gli obiettivi del percorso di riorganizzazione doveva trovare luogo l'esigenza di un rilancio economico del Paese con particolare riguardo allo sviluppo economico ed occupazionale del Mezzogiorno per il quale doveva essere definita una politica del credito coerente con tale obiettivo, in attuazione anche dell'accordo per il lavoro 24 settembre 1996 relativamente al nuovo istituto dei Contratti d'Area.
In coerenza con questi obiettivi il sistema bancario si impegnò alla sua ristrutturazione e riorganizzazione che venne affrontata tra le rappresentanze delle imprese ed i rappresentanti sindacali di tutto il personale bancario. le associazioni delle aziende di credito e le OO.SS. convennero sulla necessità di affrontare con urgenza il problema della riorganizzazione e, esprimendo apprezzando nei confronti del Governo, si dichiararono disponibili a collaborare fra loro per attuare congiuntamente quel complesso di azioni che potevano elevare la capacità di competizione del sistema.
Si concordò circa la necessità che il problema della ristrutturazione del sistema bancario, doveva essere affrontato in modo globale. Pertanto le precarie azioni di riposizionamento strategico, di innovazione del portafoglio prodotti e dei processi produttivi e distributivi e la conseguente riorganizzazione aziendale (flessibilità degli orari di lavoro e di sportello, esternalizzazione di attività, flessibilità all'ingresso, mobilità interna, formazione, riqualificazione e riduzione dei costi unitari e, ove esistono, delle eccedenze di personale) costituivano asspetti di un unico problema che doveva comunque essere valutato e regolato, dando la necessaria flessibilità alle diversità esistenti fra le singole imprese.
In particolare gli interventi relativi al costo del lavoro dovevano essere effettuati nella contrattazione collettiva investendo tutto il personale bancario nei livelli nazionali, aziendali e territoriali e con l'adozione di nuovi strumenti per la gestione del mercato del lavoro interno e di accompagnamento alle ristrutturazioni aziendali.
Nel riconfermare i livelli di contrattazione previsti dall'accordo del 23 luglio 1993 le parti convennero che il governo dei costi e le maggiori flessibilità dovevano trovare il loro riconoscimento nellacentralità delle risorse umane, nella loro motiviazione e partecipazione, di responsabilità diffuse e di pari opportunità.
Tale riconoscimento doveva tradursi, da un lato in un'adeguata e flessibile strumentazione contrattuale in materia di formazione, di opportunità di crescita per tutto il personale e, dall'altro, in sistemi premianti, definiti dalle aziende in modo trasparente.
In questo quadro la modernizzazione delle relazioni sindacali costituiva fattore rilevante per il rilancio del sistema bancario. Le relazioni sindacali dovevano ispirarsi, nella distinsione dei ruoli e nella definizione di procedure a principi di responsabilità e coinvolgimento così da realizzare sintesi efficaci fra obiettivi delle aziende ed attese de lavoratori e modularsi anche sulle diffuse realtà dei gruppi bancari.
A tal fine le Parti sociali dovevano rivedere le procedure e gli strumenti di formazione, consultazione e negoziazione preventiva definite dalla normativa di settore per impostare una previsione di momenti programmati di verifica delle modalità applicative degli accordi sottoscritti e di quanto realizzato nell'ambito delle strategie aziendali e degli eventuali piani industriali.

Le parti convennero sulla necessità di adottare nuovi strumenti finalizzati ad accompagnare i processi di ristrutturazione delle aziende, il mutamento e il rinnovamento delle professionalità ed il sostegno a reddito dei lavoratori coinvolti.
Per meglio affrontare i nuovi problemi posti da un mercato sempre più globale ed agguerrito, occorreva infini sviluppare relazioni sindacali più moderne ed al passo con i mutamenti della società civile.