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L'ingresso in FLB

Tale appello venne raccolto dalla FALCRI, il cui Consiglio Nazionale così espresse in proposito con un ordine del giorno approvato il 17 novembre 1973:

Il Consiglio Nazionale della FALCRI riunito in Abano Terme il 16 e 17 novembre 1973, dopo ampia discussione sul documento del 3 ottobre 1973 presentato dalle OO.SS. confederate del settore inerente la costituzione del patto federativo della categoria del credito dichiara di potersi identificare con gli indirizzi che costituiscono la base politica del patto federativo...

afferma

la disponibilità della Federazione a partecipare a tutte le iniziative che dovranno condurre alla realizzazione del patto federativo nella categoria del credito;

conferma

l'impegno di salvaguardare anche nell'ambito delle nuove intese quelle caratteristiche apartitiche, democratiche e realmente autonome che sono da sempre la peculiarità di questa Federazione e di trasfondere nei nuovi organismi, quella esperienza di convivenza politica da lungo tempo acquisita;

chiede

l'unanime partecipazione delle organizzazioni sindacali democratiche attualmente impegnate in tale processo in modo da raggiungere così la vera unità della categoria.
(...)
Successivamente, la segreteria Nazionale rese operante l'ingresso in seno alla FLB in occasione di un incontro avvenuto il 9 luglio 1974 a Roma con l'esecutivo della stessa Federazione Lavoratori Bancari.
Circa l'esperienza unitaria si deve rilevare che successivamente la coesistenza della FALCRI in seno alla FLB si è fatta più sofferta ed in proposito sono eloquenti alcuni passaggi della relazione svolta dal Segretario Nazionale Responsabile al 7° Congresso Nazionale svoltosi a Todi dal 13 al 15 maggio 1980 laddove si mette in rilievo alcune caratteristiche della politica contrattuale confederale.

Ma più severe appaiono le critiche rivolte alle Federazioni Cgil, Cisl, Uil circa i propositi di riforma delle strutture organizzative del Sindacato secondo quanto emerso nel convegno di Montesilvano tenutosi ai primi di novembre 1979, che se attuati, fa rilevare il relatore, attraverso le logiche di funzionamento della organizzazione secondo i cinque nuovi livelli territoriali ed accorpamenti categoriali: "...mette in discussione lo stesso ruolo della FALCRI, impedendole di poter continuare a svolgere la funzione di organizzazione categoriale". Il travaglio della FALCRI sulla permanenza o meno nella FLB si protrasse anche negli anni successivi, provocando un serrato dibattito interno tra coloro che non vedevano alternative all'assetto unitario e chi invece, con in testa il Segretario Nazionale Responsabile Guido Gianese, riteneva che il permanere in FLB minacciava la stessa sopravvivenza del sindacalismo categoriale per la politica attuata dai sindacati confederali.
L'avvicinarsi inoltre del rinnovo contrattuale rese la situazione ancor più tempestosa e ben quattro Consigli Nazionali si sono succeduti a distanza di mesi. Nel primo, tenuto a Montecatini nel giugno 1981, iniziò il distacco della FALCRI dalla FLB, si legge, infatti, nel documento finale che "...il Consiglio Nazionale prende atto che le motivazioni ideali alla base del patto federativo stanno venendo meno ..., soprattutto in conseguenza del superamento della logica categoriale". Successivamente, nel novembre 1981, un altro burrascoso Consiglio Nazionale tenuto a Milano, precisa che nella piattaforma contrattuale elaborata dalle OO.SS. esistono due punti non conciliabili con le istanze FALCRI e precisamente la parte economica ed "in modo particolare la parte normativa inquadramenti". A seguito di ciò decide, pertanto, di esprimere la propria posizione differenziata nelle assemblee che si terranno congiuntamente alle altre componenti la FLB. Tale posizione peraltro non era nuova in quanto anche in passato, le OO.SS. si erano presentate alle assemblee con due opzioni richiedendo il voto dei lavoratori. Terminate le assemblee, altro Consiglio Nazionale a Roma il 26 e 27 gennaio 1992, che recepisce la piattaforma unitaria, approvata a maggioranza dai Colleghi, e non poteva essere diversamente, considerato che la FALCRI, non partecipando alle assemblee nelle Banche, non aveva potuto esporre la propria tesi alternativa. Dopo due mesi un altro Consiglio Nazionale a Montecatini Terme, ribaltava la situazione e decideva, a maggioranza, di presentare alle controparti una piattaforma FALCRI, differenziata da quella unitaria sulla materia degli inquadramenti e sulle richieste economiche. Particolarmente ostica era considerata dalla FALCRI la proposta delle altre OO.SS. di modificare il sistema contrattuale degli inquadramenti portandolo dai gradi a 7 livelli funzionali, così come già presente nel settore dell'industria e del commercio. Ciò secondo la FALCRI era il preludio ad un'azione di massificazione del mondo del lavoro, che prevedeva l'eliminazione delle singole categorie in più ampi "comparti produttivi" credito, assicurazioni, commercio) in cui i lavoratori venivano irregimentati in un unico sistema di inquadramento. A conferma di tale tesi, le OO.SS. di categoria Cisl e Cgil, cambiavano la propria denominazione, rispettivamente da Fib in Fiba e da Fidac in Fisac (bancari e assicurativi). Uscita dalla FLB, la FALCRI quindi condusse la trattativa per il rinnovo contrattuale separatamente dalle altre OO.SS. e non riuscì ad ottenere grandi risultati, anche perché il ruolo dell'ACRI risultava sempre più marginale rispetto ad Assicredito. Con il nuovo CCNL gli sportelli ritornavano ad essere aperti anche il pomeriggio e gli aumenti economici ottenuti erano esigui da non coprire neanche per intero il tasso inflattivo. Il nuovo contratto fu comunque sottoscritto dalla FALCRI sia pure dopo qualche mese dal rinnovo.