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La Nascita

Nel 1952 ad iniziativa della Associazione sindacale dei dipendenti della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, tuttora operante, nasceva la Federazione Autonoma Lavoratori delle Casse di Risparmio Italiane, FALCRI.

Il proposito di dare vita ad un nuovo organismo sindacale non mancò di suscitare serie preoccupazioni nei sindacati allora esistenti e ciò non soltanto perché si riteneva seriamente compromesso il processo allora sentito di pervenire ad una unificazione delle rappresentanze dei lavoratori (in quel periodo nella stessa FABI veniva sviluppandosi l'ipotesi di confluire nella FIB), ma anche perché la costituzione di una nuova particolare organizzazione sindacale per il solo settore delle Casse di Risparmio poteva costituire un serio ostacolo per la progettata riunificazione contrattuale dei due settori bancari.
Ma quali erano le ragioni che avevano spinto a dar vita ad una ulteriore Federazione?
Il motivo principale era da ricercarsi nella delusione avvertita in larghi strati di lavoratori circa la situazione contrattuale delle Casse, e dei bancari in particolare, i quali avevano perduto molto degli antichi diritti, soprattutto economici.
Ma principalmente si avvertiva che non poche responsabilità avevano i sindacati allora esistenti, troppo divisi e tutti intenti a fronteggiarsi l'un l'altro lasciando mano libera alle associazioni sindacali datoriali che evitavano l'aggiornamento, normativo ed economico, dei contratti e che se concedevano qualche aumento salariale, peraltro abbastanza contenuto, con soluzioni a stralcio si rifacevano sul terreno operativo (ritmi, carichi di lavoro, ecc.).
Sorse così l'orientamento tra alcuni lavoratori delle Casse di portare il proprio settore fuori dalle secche contrattuali in cui si erano cacciati i sindacati nazionali esistenti, a motivo dello strapotere dell'Assicredito, costituendo una propria federazione che doveva, nella mira dei fautori, raggruppare i sindacati aziendali e che doveva confrontarsi sui temi contrattuali solo con l'Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane, senz'altro meno ostinata dell'Assicredito sul terreno del confronto e delle concessioni alle organizzazioni sindacali dei lavoratori.
Così l'8 febbraio 1952 si svolse a Milano un convegno per la costituzione della nuova Federazione.
La soluzione finale adottata dagli intervenuti era di attesa in quanto subordinava la costituzione del nuovo organismo sindacale solo alla condizione che entro l'8 marzo successivo nessun passo concreto avessero manifestato le altre organizzazioni sindacali per l'unificazione di tutti i lavoratori del credito in un solo Sindacato.
Questa esortazione venne identificata quale "ultimo appello per l'unificazione alle federazioni nazionali".
Allo scopo di scongiurare una ulteriore frammentazione del quadro sindacale si svolse a Milano il giorno 9 marzo 1952 - ad iniziativa di Fabi, Fib, Fidac ed Uib - un convegno che si concluse con l'approvazione di una mozione che invitava i promotori ad abbandonare il progetto di costituire un nuovo Sindacato, dando con ciò un contributo reale alla ricerca dell'unità della categoria. Tuttavia tale appello non conseguì il risultato sperato, tanto che qualche giorno dopo si addiviene alla costituzione della Federazione.
Successivamente il "Notiziario", (numero del 15 maggio 1952), organo della nuova Federazione, puntualizzava in un articolo dal titolo A chiusura di una polemica. Perché è sorta la FALCRI i motivi della esistenza della nuova Federazione.
Anzitutto si confutavano due tesi - prospettate dalla Fabi, dalla Fib e dalla Fidac - contro la costituzione della nuova Federazione Nazionale.
La prima riguardava rischi d'ordine sindacale (ulteriore indebolimento del movimento a motivo della proliferazione delle sigle) e giuridico (Fabi, Fib e Fidac sostenevano che una eventuale organizzazione sindacale specifica delle Casse avrebbe potuto comportare una netta separazione dai lavoratori dipendenti delle banche e di far considerare le prime come enti statali e quindi con il rischio di estendere alle stesse il divieto di sciopero).
La seconda tesi riguardava un rischio di ordine contrattuale in particolare rappresentato dalla possibilità che le Casse avrebbero potuto imporre dei regolamenti per la disciplina del rapporto di lavoro ripudiando il Contratto Collettivo Nazionale.
Confutate le due tesi, ma, in verità, il compito non era difficile considerato la fragilità logica delle stesse, l'articolo così concludeva:
"...Il fatto che un gruppo di appartenenti al caos disorganizzativo sindacale si unisca per una unificazione se pure parziale, dimostra che la nostra categoria sente il disagio e ne è perturbata.
Tale perturbamento e tale disagio devono cessare; la nuova organizzazione, forte della volontà operante dei nuovi associati, difenderà almeno per ora le posizioni raggiunte dai dipendenti da Casse di Risparmio da pretese recessive delle aziende (esempio passato: orario 39 ore portate a 40).
La nostra Federazione si propone innanzi tutto un'azione mediatrice fra le diverse attuali organizzazioni sindacali per giungere alla fusione ed alla ricostituzione di una sola organizzazione nazionale dei lavoratori bancari.
Fino a che tale intento non sia raggiunto, si propone di riunire tutti i lavoratori delle Casse di Risparmio sotto il segno della difesa degli interessi comuni.
...La Federazione terrà presente che i lavoratori di Casse di Risparmio hanno rappresentato una punta avanzata nel settore dei bancari, sia nel campo economico che normativo".
In verità la FALCRI ha conosciuto sin dalla sua costituzione una certa affermazione non solamente per la capacità manifestata di aver saputo elaborare, nel tempo, una accorta politica rivendicativa, ma anche indubbiamente per aver saputo attrarre i consensi di quanti hanno pensato di intravedere in un Sindacato di settore la possibilità di una più efficace tutela della propria condizione.
Tale processo ha portato la FALCRI a dialogare attivamente con le altre organizzazioni sindacali ed in particolare con la Fabi con la quale maggiori erano i punti di convergenza. Infatti sin dal 1960 tra le due federazioni si erano instaurati contatti di collaborazione che avevano coinvolti altre due sigle (Sabit e Sindacomit). La Fabi, soprattutto, Sindacato maggiormente rappresentativo tra i quattro, era quello che più degli altri ricercava il processo di concentrazione e che si adoperava alacremente per la sua concretizzazione sia, si ritiene, in un genuino sforzo unitario sia, anche, per divenire, in assoluto, la prima organizzazione sindacale nel settore del credito e rintuzzare così gli attacchi portati avanti essenzialmente dalla Fib.
Il processo unitario, che doveva realizzarsi con una confluenza delle varie sigle nella Federazione Autonoma Bancari Italiani, era fortemente osteggiata dalla maggior parte della dirigenza sindacale dalla FALCRI in quanto la Fabi era poco apprezzata dai lavoratori delle Cassa di Risparmio. Una eventuale adesione avrebbe potuto comportare un arretramento del sindacalismo autonomo a tutto vantaggio della Fib.
Le ragioni della scarsa simpatia che la Fabi godeva nelle Casse - e che non poteva non preoccupare la FALCRI - erano da ricercarsi:
1. nell'impostazione contrattuale fortemente accentratrice spiegata dalla Fabi che ancora in quel periodo privilegiava la contrattazione nazionale e mal vedeva quella integrativa aziendale che era addirittura prerogativa del solo settore delle Casse di Risparmio. Se si pensa poi che grazie alla contrattazione decentrata i lavoratori delle Casse erano riusciti, in qualche modo, a sopperire allo stato di congelamento in cui si trovava il loro contratto nazionale (fermo ancora a quello di epoca fascista del 1941) si può immaginare quale fosse l'attenzione che la Fabi riscuoteva;
2. l'art. 30 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 28 febbraio 1941 delle Casse (confermato dalla convenzione modificativa ed aggiuntiva stipulata fra le parti il 14 ottobre 1953) rinviava in sede di contrattazione aziendale la definizione del trattamento economico e la progressione automatica delle retribuzioni, orientamento che aveva consentito ai lavoratori delle Casse di fruire di trattamenti retributivi superiori a quelli riconosciuti dalle banche (Assicredito). In proposito, la politica contrattuale accentrata svolta allora dalla Fabi (così come del resto dalla stessa Fidac) non prometteva nulla di positivo nonostante le formali assicurazioni che la stessa aveva dato in ordine alla validità dell'art. 30.
Tale cautela impronterà tutto il futuro atteggiamento della FALCRI anche quando successivamente sembra che il processo unitario prenda consistenza a seguito della costituzione, avvenuta il 3 dicembre 1961, di un comitato nazionale consultivo di unificazione sindacale.
In ogni caso la positiva immagine che la FALCRI si è guadagnata tra i lavoratori è valsa ad accreditarla di un certo prestigio nel settore e ciò spiega anche l'appello rivoltole dai tre sindacati aderenti alle grandi confederazioni (Fib-Cisl, Fidac-Cgil. Uib-Uil) di entrare a far parte della Federazione Lavoratori Bancari, similmente a quanto era avvenuto per la Fabi.