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Il metodo della concertazione

Il secondo evento da considerare è la sottoscrizione di un Accordo, sottoscritto dalle tre Confederazioni con la Confindustria, sulle regole per lo svolgimento dell'attività sindacale e sul funzionamento delle Rappresentanze Sindacali Unitarie. È la prima volta che si parla di tale nuovo assetto organizzativo, che, nelle intenzione di chi le ha ideate, dovrebbero essere il preludio dalla nuova unità sindacale, dopo il fallimento dei Consigli d'Azienda degli anni '70.

L'Accordo prevede anche interventi legislativi di sostegno per rendere universali alcune regole definite al suo interno ed estenderle così anche a tutta l'area del sindacalismo autonomo. Attraverso questo accordo che è il primo passo verso la definizione di quel Protocollo che sarà sottoscritto nel luglio del 1993, il Sindacato Confederale tende a porsi sempre più come istituzione abbandonando la sua originaria vocazione contestativa. Non a caso, infatti, fa da traino in questa occasione proprio la CISL che tradizionalmente è il Sindacato più vicino al Governo, mentre la più riottosa a compiere tale percorso è la CGIL che subisce un grande travaglio interno arrivando ad un soffio dalla scissione. L'anno successivo scoppia in Italia quella vera e propria rivoluzione, per fortuna incruente, che va sotto il nome di Tangentopoli e che tuttora permane sia pure in termini più circoscritti e mirati.

Nel ricambio generale della classe dirigente, da essa determinato, solo il Sindacato, inteso come forza organizzata, riesce a resistere agli scossoni e circoscrive il danno a qualche episodio di rilevanza secondaria. Alla crisi politica si accompagna anche una profonda crisi economica: la politica allegra della spesa facile praticata dalle decine di Governi succedutisi negli anni hanno reso ormai insostenibile, anche dinanzi ai partners europei, la situazione del debito pubblico italiano avviatosi ormai alla vetta dei 2 milioni di miliardi. Il Governo, composto da tecnici perché ormai i politici sono "impresentabili" e quindi latitanti, si arma di scure ed impone duri sacrifici alla gente: casa, sanità, previdenza, blocco della contrattazione, inasprimenti di tariffe, duplicazione della imposizione fiscale, ed in ultimo la svalutazione della moneta che dal 7% sfonda ben presto il tetto del 30%, provocando dei sacrifici insopportabili ai lavoratori a reddito fisso che vedono falcidiate le retribuzioni senza possibilità di recupero in quanto il meccanismo di scala mobile, già ridotto a brandelli, non è più operante.

Tale situazione è rappresentata in modo dettagliato nella relazione presentata all'11° Congresso Nazionale FALCRI di Rimini dell'autunno del 1992. "Non è più procrastinabile il varo di una rigorosa politica di equità fiscale per intervenire sulla più grande emergenza che esiste in Italia. Nessun governo può arrogarsi l'autorità di richiedere ulteriori sacrifici a quegli stessi lavoratori che pagano imposte di gran lunga superiori ai propri datori di lavoro". In tale clima di grande malumore le Confederazioni sindacali, dopo aver sotterrato in via definitiva il congegno della scala mobile così come richiesto fortemente dalla Confindustria, iniziano un confronto per completare l'Accordo sul costo del lavoro da cui nascerà nell'anno successivo il "Protocollo del luglio 1993".

In discussione è il mantenimento o meno dei due livelli di contrattazione. La posizione della FALCRI a tal proposito è inequivoca; sempre nella relazione del Congresso di Rimini, è detto che"…in tema di una nuova struttura della contrattazione, ben difficilmente la FALCRI potrebbe accettare la scomparsa della contrattazione in Azienda". È scontro tra la posizione dei datori di lavoro che vorrebbero creare un'alternativa tra la contrattazione nazionale e quella del Sindacato che richiede la salvaguardia del secondo livello di contrattazione (quello aziendale) sia pure sottoposto all'osservanza di precise regole, la non duplicazione di rivendicazione dello stesso titolo per livello.