Questo sito utilizza i cookies. Utilizzando il nostro sito web l'utente dichiara di accettare e acconsentire all’ utilizzo dei cookies in conformità con i termini di uso dei cookies espressi in questo documento.


1

 

2

 

3

 

4

 

5

 

pulsanti laterali

grazie

 

sito

La rottura del rapporto unitario

Lo stato di isolamento determinò l'esigenza di ricercare "momenti di raccordo con altre realtà sindacali per superare l'ambito strettamente sindacale e categoriale".

Si esplorava la possibilità di aderire ad una Confederazione autonoma, in particolare l'attenzione era rivolta alla CONFSAL che appariva la più idonea a rappresentare le istanze della FALCRI.
Peraltro il risultato negativo del rinnovo contrattuale aveva creato anche parecchia maretta nell'altro Sindacato autonomo che aderiva al patto federativo (Fabi), infatti il Comitato Direttivo Centrale non intendeva accettare il risultato del rinnovo anche se la Segreteria Nazionale aveva sottoscritto l'ipotesi di accordo. La FLB si sfasciò ed anche la Fabi si ritirò dal patto federativo. Il successivo 8° Congresso Nazionale della FALCRI, tenuto a Taormina nel maggio 1983 decise di estendere la sfera di rappresentanza anche alle Banche e, quindi, pur restando immutata la sigla, la FALCRI, divenne Federazione Autonoma Lavoratori del Credito e del Risparmio Italiani. Tale decisione, peraltro, non determinò nell'immediato alcun effetto in quanto la FALCRI, non risultando firmataria del Contratto di lavoro Assicredito, non poteva organizzare la propria presenza nelle Banche. Negli anni successivi la FALCRI si trovò da sola a cimentarsi con temi impegnativi; da un lato infatti l'ingresso della tecnologia in banca iniziava a cambiare radicalmente la figura del lavoratore bancario che veniva sempre più sprofessionalizzato e quindi imponeva al Sindacato iniziative adeguate, dall'altra la controparte ACRI continuava a perdere influenza rispetto ad Assicredito restringendo ulteriormente alla FALCRI la possibilità di influire sulle scelte sindacali. Sul fronte generale, poi, la tendenza alla "centralizzazione" di tutte le vertenze contrattuali in un rapporto verticale di tipo "neo-corporativo", non lasciava altra scelta che rafforzare l'azione in azienda. Cosa nella quale, peraltro, la FALCRI riusciva alla perfezione per vocazione ed assetto organizzativo. Nel contempo iniziava il dibattito sulla patrimonializzazione delle banche pubbliche, quindi in primis delle Casse di Risparmio.

A tal proposito, la FALCRI, primo Sindacato, promosse un convegno, affrontando il problema dal punto di vista dei lavoratori, con grande successo per l'ottimo livello dei relatori e per la qualificata presenza di banchieri e politici intervenuti. A questa prima iniziativa che aveva posto l'attenzione più sul piano degli assetti patrimoniali, ne seguì una seconda che pose più l'accento sugli aspetti organizzativi, soffermandosi particolarmente sulla forte carica innovativa insita nella configurazione del "nuovo" bancario. L'avvicinarsi della scadenza contrattuale ripropone, però, il problema della alleanze, problema - peraltro - avvertito da tutte le OO.SS. dopo il cattivo esito del precedente rinnovo contrattuale in cui il fronte sindacale si era presentato diviso.